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Nuova riforma del Copyright

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view post Posted on 13/9/2018, 17:21     +1   -1
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view post Posted on 14/2/2019, 21:49     +1   -1

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La libertà d'espressione è garantita... se ristretta a una platea di pochi intimi. In soldoni, i piccoli siti e le startup con fatturato modesto non saranno chiamate a fare il poliziotto del web, cosa che capiterà invece alle compagnie più grosse o presenti da più tempo sul mercato. Buone notizie per i giornalisti e il loro onorario, un po' meno per chi vuole mettere il filmato delle vacanze su Facebook o Youtube che, immagino dovrà dimostrare di avere i diritti per farlo.

Bello il riferimento alle opere pubblicate con scopi di citazione, critica, recensione, caricatura, parodia quasi fosse una concessione (è sempre stato un diritto concesso dalla legge d'Autore). Umoristico il passo sull'"illecitamente eliminato" (è un ok per la censura preventiva: si sistema poi, con calma). Notare infine che il data mining (ovvero ricavare informazioni dagli utenti) è salvo... il Marchese del Grillo, dopotutto, lo aveva detto chiaro.

Buona lettura!

Da Repubblica: www.repubblica.it/tecnologia/2019/...orma-219128142/

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Wikipedia è salva, le anteprime degli articoli molto meno, via libera a meme e parodie anche se rimangono molti dubbi sui controlli preventivi e su chi non debba effettuarli: radiografia all’accordo raggiunto dalle istituzioni Ue sul diritto d’autore
di SIMONE COSIMI

DOPO una lunga trattativa e un iter che più complicato non si poteva Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione – il cosiddetto “trilogo” – hanno raggiunto un accordo sulla riforma continentale del copyright. Lo sprint finale rimane a rischio e non è detto si riesca ad approvare definitivamente il provvedimento sul diritto d’autore entro la fine della legislatura: governi e di nuovo l’Europarlamento dovranno dare il via libera definitivo e non è detto che questo accada prima delle elezioni di fine maggio, in seno al Consiglio anche per l’opposizione dell’Italia e di altri Paesi che già avevano votato contro e che cercheranno di costruire una cosiddetta minoranza di blocco (servono 13 Paesi o il 35% della popolazione europea, all’ultimo voto in Consiglio il blocco si era fermato a otto Stati membri).


Agreement reached on #copyright! Europeans will finally have modern copyright rules fit for digital age with real benefits for everyone: guaranteed rights for users, fair remuneration for creators, clarity of rules for platforms. pic.twitter.com/dwQGsAlJvK
— Andrus Ansip (@Ansip_EU) 13 febbraio 2019


Ma cosa accadrebbe, al netto dell’entusiasmo e dei tweet di circostanza delle alte cariche di Bruxelles come il vicepresidente della Commissione Andrus Ansip, se il testo approvato la scorsa notte – tutto dedicato a stabilire le eccezioni all’impianto di base e fortemente voluto da Francia e Germania- entrasse davvero in vigore nei 28?

“Snippet” giornalistici

Uno dei punti più complicati, normati dal famigerato art. 11, era quello degli “snippet”, cioè le anteprime delle notizie degli editori composte e rilanciate dai colossi del web sui propri aggregatori o sui social network. Vedi alla voce Google News – che nei mesi scorsi aveva enormemente premuto sul tema, paventando anche il rischio di una sua chiusura e dunque di un’importante perdita del traffico dati – o Facebook. Bene, secondo l’accordo si potranno continuare a condividere ma senza abusarne. Dovrà cioè essere più sintetici. Molto più sintetici. Rimane da capire se saranno ugualmente efficaci e che cosa significhi davvero “molto brevi”: se infatti si andrà oltre qualche parola, ai player digitali occorrerà una licenza contrattata con i singoli editori e della durata biennale. La direttiva prevede anche che gli editori condividano con i giornalisti i proventi di questi accordi, anche se rimangono margini molto ampi per consentire ai governi di mantenere le proprie legislazioni, tendenzialmente più sfavorevoli.

“Il diritto d’autore è un diritto molto formale, cioè un diritto di stretta applicazione, non ci sono margini di manovra – spiega Fulvio Sarzana, giurista esperto in diritto dei media, a Repubblica – di ognuno di questi passaggi, penso per esempio agli snippet, dobbiamo cioè provare a immaginarne l’applicazione concreta. Di fatto, la riforma spinge i colossi a stringere accordi per le licenze d’uso con gli editori e i gruppi editoriali, riducendo a scheletro le anteprime dei contenuti liberamente utilizzabili. Dalla direttiva restano inoltre esclusi blog, pagine commerciali, siti professionali: non si capisce se siano esentati o meno dall’applicazione ed entro quale misura”.


Meme e parodie

Sarà ancora possibile, accade per esempio sui social, caricare opere e lavori protetti dal diritto d’autore ma pubblicati con scopi di citazione, critica, recensione, caricatura, parodia o “pastiche”, cioè imitazione. Gli onnipresenti meme e le gif, per esempio, continueranno a rimanere disponibili e condivisibili senza dover temere la tagliola dei filtri. Filtri di controllo che in effetti la direttiva non prevede formalmente, neanche all’art. 13. Tuttavia i più duri contestatori del provvedimento pensano che alle grandi e piccole piattaforme non rimarrebbe soluzione, per controllare preventivamente i contenuti caricati dai loro utenti ed evitare responsabilità legali dirette, che procedere a verifiche automatizzate un po’ sulla falsa riga del sistema Content ID di YouTube. Il testo prevede anche che se un contenuto di questo tipo viene illecitamente eliminato, i cittadini devono poter fare appello attraverso un non meglio precisato meccanismo di verifica. “Anche in questo caso – aggiunge Sarzana – se interpretiamo in maniera letterale quei tipi di contenuti sarebbero salvi. Ma le pratiche del web non sono così chiare e l’idea che i filtri automatici siano così raffinati da separare con precisione il meme satirico o il contenuto critico da quello che viola tout court il diritto d’autore è un’illusione. O meglio: dovrebbero dimostrarcelo”.

Il controllo alla base

Le startup con un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro saranno esentate dall’applicazione dell’art. 13, quindi dal controllo preventivo dei contenuti di cui si parlava in precedenza. Proprio per consentire loro di crescere e non finire schiacciate da costi e vincoli che ne stornerebbero energie e risorse su un meccanismo certo non semplice da sviluppare in casa come se tutti fossero Google. Tuttavia i vincoli sembrerebbero molto limitati: oltre al fatturato, le piattaforme sollevate non devono avere più di 5 milioni di utenti mensili ed essere sul mercato da meno di tre anni. E in ogni caso dovrebbero dimostrare di essersi impegnate per aver ottenuto le licenze d’uso da parte dei legittimi detentori dei diritti. “Questo è forse uno degli aspetti più problematici – spiega l’esperto – per quale motivo non si è scelto di intervenire sulla soggettività delle realtà esentate dal controllo preventivo invece di disegnare questo identikit difficilmente calabile nella realtà? Si sarebbe dovuto, con maggiore chiarezza, separare i cosiddetti “over the top” dalle piccole e medie imprese e dalle piattaforme che magari stanno sul mercato da dieci anni, hanno sempre mantenuto un fatturato limitato e che tuttavia sarebbero gravate da un impegno di controllo così pesante”.


Wikipedia & co.

L’enciclopedia libera e condivisa è stata in questi mesi l’avanguardia dell’opposizione alla direttiva, oscurando anche le sue pagine per protesta. Le eccezioni la escludono in modo esplicito dall’applicazione così come accade con le piattaforme di software open source come GitHub, i servizi cloud o l’ecommerce dall’applicazione della direttiva. Le eccezioni riguardano anche il text e data mining, le attività di insegnamento online anche transfrontaliere e la conservazione e diffusione online del patrimonio culturale.

“Questo è il fronte più chiaro e, per certi versi, l’unica vittoria evidente – conclude Sarzana – certo è che ci troviamo di fronte a un provvedimento che ha affrontato un percorso ricco di pressioni e ostacoli legati soprattutto ai conflitti d’interesse di tutti a Bruxelles, da qualsiasi parte lo si voglia vedere. Un iter complicato che ha partorito un mostro senza nome le cui prescrizioni saranno difficilissime da applicare, considerando anche gli ampi margini di manovra lasciati alle legislazioni nazionali”.
 
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view post Posted on 26/3/2019, 14:01     +1   -1

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Il parlamento europeo dà il via libera alla nuova riforma del Copyright. Ora siamo tutti colpevoli fino a prova contraria.

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Da: https://www.repubblica.it/economia/2019/03...orma-222542235/

Diritto d'autore, via libera del Parlamento europeo alla riforma

Le nuove regole sul copyright vengono approvate con 348 voti a favore, 274 no e 36 astenuti. Creatori ed editori di notizie potranno negoziare un equo compenso con i giganti del web. E Wikipedia, ieri oscurata per protesta, torna visibile

di ALDO FONTANAROSA

ROMA - Il Parlamento europeo approva le nuove regole sul diritto d'autore. L'aula di Strasburgo dà semaforo verde all'accordo provvisorio raggiunto a febbraio sul copyright in Internet con una maggioranza abbastanza solida: 348 i voti a favore, 274 i no, 36 infine gli astenuti. Le nuove norme Ue, che includono salvaguardie alla libertà di espressione, consentiranno a creatori ed editori di notizie di negoziare un equo compenso con i giganti del web.

La direttiva estenderà i diritti e gli obblighi tipici del diritto d'autore anche alla Rete. YouTube, Facebook e Google News saranno dunque le piattaforme online più direttamente interessate dalla legislazione comuntaria che viene varata oggi. I giganti del web dovranno condividere - sia pure in parte - i loro ricavi con i titolari dei diritti (come musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, editori di notizie, giornalisti).

Tutte queste categorie potranno negoziare accordi migliori sui ricavi che derivano dall'utilizzo delle loro opere presenti sulle piattaforme Internet.

Le piattaforme saranno direttamente responsabili dei contenuti caricati sui loro siti, compresi gli aggregatori di notizie. Alcune disposizioni sono state concepite per garantire che Internet rimanga uno spazio di libertà di espressione. La condivisione di frammenti di articoli di attualità (i cosiddetti "snippet") è espressamente esclusa dal campo di applicazione, tuttavia il testo specifica che il testo deve essere "molto breve".

Nel testo viene specificato che anche il caricamento di scritti su enciclopedie online - con finalità non commerciali, come nel caso di Wikipedia, o su piattaforme software open source, come nel caso di GitHub - sarà automaticamente escluso dal radar della direttiva. Le piattaforme di nuova costituzione (start-up) saranno soggette a obblighi più leggeri rispetto a quelle consolidate. Le restrizioni del diritto d'autore inoltre non si applicheranno ai contenuti utilizzati per l'insegnamento e la ricerca scientifica.

Malgrado queste rassicurazioni, proprio Wikipedia ieri ha oscurato le sue pagine lamentando il carattere ceorcitivo della riforma in arrivo. Ora Wikipedia - che prende atto di "un risultato che era segnato", attraverso la sua Fondazione Wikimedia - torna pienamente visibile.

In un voto a febbraio, il voto negativo di Italia, Olanda, Lussemburgo, Polonia e Finlandia non era bastato per formare una minoranza di blocco.
 
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view post Posted on 29/3/2019, 18:01     +1   -1
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Il parlamento europeo ha dato via libera alla "riforma" del Cpyrght, mo sta alle nazioni applicarlo.
Ed è qua che subentrerà il bello.
L'italia molto probabilmente se ne sbatterà altamente il cazzo.
Ed è proprio quello che spero.
 
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18 replies since 28/5/2018, 15:56   1506 views
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